37° Salone Franchising di Milano: top o flop?

37° Salone Franchising di Milano: top o flop? Ecco cos’è andato bene e cosa no

Il 37° Salone Franchising di Milano si conferma come uno degli eventi più attesi nel panorama del franchising in Italia, un vero e proprio punto di riferimento per chi opera in questo settore.  Come ogni anno, infatti, l’evento è stato un’importante occasione di incontro per imprenditori, investitori e potenziali franchisee, ma non sono mancate alcune criticità. 

Tuttavia, come in ogni grande manifestazione, non sono mancati alcuni aspetti critici che meritano attenzione. In questo articolo si analizzano i punti di forza e di debolezza dell’evento, insieme a riflessioni su come migliorare le future edizioni.

Cos’è andato storto al 37° Salone Franchising di Milano?

37° Salone Franchising a Milano

Il 37° Salone Franchising si è svolto dal 26 al 28 settembre e le aspettative da parte degli espositori, inutile dirlo, erano altissime. Il franchising è un settore in forte espansione, come dimostrano gli ultimi dati forniti da Assofranchising. Considerando il volume d’affari e i numeri in gioco, l’evento non è semplice da gestire e la sua buona riuscita non era affatto garantita. Tuttavia, con un’analisi attenta, emergono alcuni punti deboli che rivelano ciò che ha funzionato meno nell’organizzazione dell’evento.

La scarsa affluenza di Franchisee: cosa non ha funzionato?

Uno dei principali problemi emersi durante il Salone Franchising di Milano è stata la scarsa affluenza di potenziali franchisee, ovvero gli imprenditori interessati ad aprire nuovi punti franchising. Questo aspetto ha sollevato diverse criticità. Molti espositori hanno lamentato che la maggior parte dei visitatori presenti erano lì per vendere, piuttosto che per esplorare davvero nuove opportunità di franchising. La presenza di aziende di servizi che non erano rilevanti per i potenziali franchisee ha reso in qualche modo meno efficace la manifestazione.

Il problema principale è quindi molto semplice da intuire: un format della fiera non focalizzato sulle esigenze dei franchisee, ma più orientato verso gli operatori del settore. Questo ha reso meno attrattiva la partecipazione per chi avrebbe potuto investire in un franchising, limitando l’affluenza di visitatori qualificati.

La scelta degli espositori: qualità o quantità?

Un altro elemento critico è stata la selezione degli espositori. In fiera erano presenti brand che avevano appena iniziato la loro attività, con pochissima esperienza alle spalle. Questo non solo è in contrasto con le norme italiane (legge 129 del 2004) che regolano il franchising, ma riduce anche la fiducia dei potenziali franchisee. Un’azienda che ha aperto da meno di un mese non può dimostrare di avere un modello di successo comprovato, requisito fondamentale per chi desidera investire nel franchising.

La presenza di brand inesperti trasmette insomma un’immagine di superficialità e indebolisce non poco la percezione del settore franchising, facendo sentire i potenziali franchisee come prede in una “gabbia di leoni”. Al contrario, i visitatori dovrebbero poter incontrare franchisor consolidati, con un’esperienza reale e un modello di business collaudato.

Il ruolo cruciale del marketing e della comunicazione

Un altro tema centrale emerso durante il Salone è stato il mancato investimento in marketing e comunicazione da parte degli organizzatori. Le campagne promozionali sono state avviate solo pochi giorni prima dell’evento, con un budget insufficiente per attrarre un numero significativo di visitatori qualificati. In un’epoca in cui la maggior parte delle decisioni d’acquisto e degli investimenti passa attraverso il marketing digitale, non si può decisamente pensare di ottenere risultati significativi senza un’adeguata promozione.

In quest’ottica insomma, l’auspicio è che gli organizzatori investano almeno 100-200 mila euro in comunicazione, utilizzando canali online per promuovere il salone, facendo conoscere i brand e attirando potenziali franchisee già interessati ai marchi presenti.

37° Salone Franchising di Milano: dove si poteva fare meglio?

Alla luce di quanto emerso, è chiaro quindi che il Salone Franchising di Milano ha bisogno di un po’ di rinnovamento per restare cool e al passo con i tempi. Prima di tutto, serve una campagna pubblicitaria più incisiva e mirata, capace di attrarre un pubblico più variegato: da chi è già nel giro a chi sogna di mettersi in proprio.

In secondo luogo, i contenuti dell’evento potrebbero usare una bella rinfrescata. Molti interventi sembravano pensati solo per i veterani del settore, lasciando un po’ a bocca asciutta chi era alle prime armi. Un palinsesto più variegato, con info pratiche e consigli utili per chi si avvicina al franchising per la prima volta, sarebbe un’ottima mossa per migliorare l’esperienza di tutti.

Qual è la Soluzione per il futuro?

Il Salone del Franchising può e deve rappresentare una vetrina di grande valore per il settore, ma deve essere ripensato in modo da garantire un ritorno sull’investimento per gli espositori. Come può essere fatto?

  • Focalizzandosi sui Franchisee: Il contenuto dell’evento deve essere orientato ai potenziali franchisee. Main stage, workshop e attività devono avere un taglio formativo e fornire valore reale a chi vuole aprire un franchising, non solo agli operatori del settore.
  • Selezionando rigorosamente gli espositori: È fondamentale che espongano solo franchisor con esperienza consolidata. Startup e brand emergenti possono avere spazi dedicati, ma non devono essere mescolati con franchisor affermati.
  • Investendo in marketing e comunicazione: Il marketing online è cruciale per il successo di qualsiasi evento nel 2024. La fiera dovrebbe essere l’apice di una strategia di marketing che dura tutto l’anno, non un singolo evento isolato.

Garantendo coerenza negli spazi espositivi: Separare nettamente le aree per franchisor affermati, servizi per il franchising e start up, così che i visitatori possano trovare facilmente ciò che stanno cercando.

A questo punto una domanda fondamentale: fare il Salone Franchising è quindi un buon investimento? Sì, se è l’apice e il culmine di un marketing architettato per tutto l’anno. L’evento non è un canale di sviluppo a sé stante, ma un’occasione per consolidare relazioni e incontri avviati online o tramite altre attività di marketing.

Voi c’eravate al Salone Franchising di Milano? Se l’argomento vi è piaciuto, non dimenticate di seguire il nostro podcast FacileFranchising e ascoltare la puntata integrale!