Crisi della ristorazione in Italia: il franchising è la soluzione?
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La crisi della ristorazione in Italia è in piena trasformazione. Nonostante la domanda in crescita e l’aumento di nuove aperture, molte grandi catene stanno accumulando perdite milionarie. Il problema non è la mancanza di clienti, ma inefficienze gestionali che minano la sostenibilità dei brand più affermati.
In questo scenario complesso, il franchising potrebbe rappresentare una strategia vincente per i ristoratori che vogliono scalare il proprio business in modo efficiente. Analizziamo le principali cause delle difficoltà delle grandi catene e come il modello franchising possa offrire una soluzione concreta.
Crisi della ristorazione: domanda in crescita, profitti in calo
Il mercato globale della ristorazione ha raggiunto un valore di 3,2 trilioni di dollari nel 2023 e si prevede un raddoppio entro il 2032. Anche in Italia il settore è in espansione, grazie a trend come l’overtourism e la crescente domanda di esperienze gastronomiche. Tuttavia, diverse grandi catene stanno registrando perdite significative.
Alcuni esempi evidenti della crisi della ristorazione in Italia includono:
- AutoGrill ha registrato una perdita netta di 19,9 milioni di euro nel 2023.
- De Santis, paninoteca di lusso, ha visto un calo del 20% del fatturato.
- Mi Scusi ha ricevuto un finanziamento di 10 milioni ma continua a operare con un margine negativo.
- California Bakery ha aumentato i ricavi del 29%, ma resta in perdita del 26%.
- Panini Durini ha chiuso tutte le sue sedi nel 2024.
Questi numeri dimostrano che il problema non è la mancanza di clientela, bensì la gestione inefficace delle risorse e una strategia di espansione poco sostenibile.
I problemi principali delle catene di ristorazione
Per comprendere le ragioni dietro queste difficoltà, analizziamo alcuni errori comuni nel settore:
1. Costi fissi troppo elevati: le catene tendono ad aprire in location di prestigio con affitti altissimi. Questo porta a margini risicati o addirittura a perdite.
2. Mancato efficientamento del costo del lavoro: un numero eccessivo di dipendenti rispetto alle reali necessità di servizio incide pesantemente sui bilanci.
3. Costi di gestione in crescita: processi centralizzati e inefficienze logistiche generano sprechi economici difficili da contenere.
4. Espansione non sostenibile: molti brand aprono nuovi punti vendita per “presidiare il territorio”, senza una reale analisi di mercato e senza considerare la redditività a lungo termine.
5. Costo del venduto troppo elevato: l’ossessione per ingredienti di alta qualità e certificazioni DOP porta a un aumento del costo dei prodotti, che incide negativamente sui margini di profitto.